Dialogo su “Future Nostalgia” di Dua Lipa
7 MAGGIO 2020 | MIRIAM GANGEMI, PETRA NARDELLI
MIRIAM: Credo di avere una fissa nel cercare di ricondurre le canzoni che ascolto ad altre tracce musicali. Non so per quale motivo io lo faccia, ma spesso mi trovo a cercare di capire cosa mi ricordi un determinato pezzo. “Somiglia a questo, somiglia a quello”.
Penso sia un mio problema, perché tendo a fare la stessa cosa con le persone –sono una maga nel trovare sosia-.
Ad ogni modo, il nuovo album di Dua Lipa Future Nostalgia mi ha triggerata da morire sotto questo aspetto, così insieme alla mia fidata compagna di polemiche Petra Nardelli ho pensato di scrivere una bella recensione a quattro mani. Et voilà.
PETRA: prima di tutto c’è da dire che questo album è la scarica di adrenalina di cui avevamo bisogno in questa quarantena. Per ogni canzone è come se Dua ci volesse trasmettere la sua forza e vitalità. Ho provato ad ascoltare questo album sul divano, ma è praticamente impossibile. Dopo 20 secondi inizi a tenere il tempo con la mano, poi con il piede e in men che non si dica sei in mezzo al salotto a ballare come se non ci fosse un domani.
Future Nostalgia
P: gli effetti sonori in stile elettronica e la voce “robotizzata” rimandano il mio inconscio musicale ai Daft Punk come fosse un miscuglio ben riuscito tra i due singoli Harder, Better, Faster, Stronger e One More Time. Non ci si arriva subito, è come se qualcuno ti solleticasse il cervello, anche perché Dua ha costruito un ritmo molto intenso, perfetto per il testo da “cazzuta” quale è.
M: se chiudo gli occhi riesco ad immaginare il video musicale di questo pezzo. Siamo nel bel mezzo di una rapina e la nostra cara Dua Lipa è a capo di una banda di rapinatori ballerini (importante). Sembra tutto tranquillo, ma la situazione prende una piega inaspettata quando subentra il ritornello, è il momento di prendere i soldi e scappare.
Video immaginari a parte, qualcuno mi sa dire quanto sia spaziale: “You want the recipe but can’t handle my sound”?
Forse è proprio vero che queste sonorità provengono dal futuro, ma allo stesso tempo ci
riportano al passato. Non so come sia possibile, ma la nostra ladra c’è riuscita.
Don’t Start Now
P: Questo singolo sembra uno di quelli su cui ci starebbe benissimo il featuring con Calvin Harris. Infatti è molto simile a One Kiss e probabilmente è l’unico singolo che mi faccia pensare unicamente a Dua Lipa. Lo definirei identitario.
M: Effettivamente questo pezzo è una ventata di freschezza e credo sia impossibile ascoltarlo stando fermi. Devo ammettere di aver immaginato più e più volte la classica scena in cui si balla in discoteca, un po’ a rallentatore, mentre la gente si scatena attorno, le luci accompagnano ogni tuo movimento e i capelli ondeggiano come mai farebbero nella realtà (realtà in cui ti finirebbero dritti in faccia, poi in un occhio e per finire in bocca). E detto da una a cui in discoteca non piace andare e balla praticamente solo se obbligata può essere solo sintomo del fatto che Dua abbia colto nel segno, riuscendo a risvegliare l’animo dance presente in ognuno di noi. Oppure sono gli effetti della quarantena che mi fanno essere nostalgica pure verso le serate in discoteca, chissà.
Cool
M: I suoni di questa traccia attingono agli anni ‘80 e mi riportano prepotentemente alla colonna sonora di Flashdance. Sarà per questi motivi che anche il merch di Dua è caratterizzato da body dai colori eccentrici e calzini che forse sarebbero dovuti essere scaldamuscoli?
Inoltre, questo pezzo me ne ricorda uno dei Jonas Brothers, nonostante la band a quei tempi fosse solo un sogno proibito di due neonati (perché erano gli anni ‘80 e uno era ancora negli incubi del padre).
Poi, già che ci siamo, vi dico anche che la batteria del ritornello mi teletrasporta sul set di Baywatch, così de botto.
Physical
P: ha qualcosa che mi ricorda i 30 Seconds to Mars, penso sia l’intro, la forza e il fatto che possa essere benissimo usata come colonna sonora per un film d’azione. C’è anche una sorta di rimando al Giappone che mi ricorda il periodo punk della band. È come se Dua fosse in qualche modo la versione pop di loro quell’epoca.
M: Questo invece è il momento in cui la banda di rapinatori deve dividersi il bottino, ma poi c’è sempre la doppia faccia che cerca di intascarsi qualcosa in più e allora partono le lotte intestine.
Il brano ha un’atmosfera un po’ cupa e dark e questo è alimentato dal timbro piuttosto profondo dell’artista. In questo modo il ritornello risulta ancora più energico e dirompente.
Levitating
P: in questa Dua è la versione femminile e meno sentimentale di Justin Timberlake. I battiti di mano per tenere il tempo, il coro di voci nel ritornello e quel sexy non troppo velato. È lui, con il triplo di energia in corpo.
Pretty Please
P: questa è la mia prefe. Il basso e la sua voce si mescolano che è meglio di qualsiasi podcast ASMR. Ad aiutare questo piacere ci sono anche tutti gli effetti sonori che rimandano tantissimo al singolo Harder, Better, Faster, Stronger dei Daft Punk.
M: è anche la mia prefe, come facciamo?
Hallucinate
P: qui Dua è la versione migliore di Madonna nei primi anni 2000. La voce è modificata uguale a come la modificava lei.
Love Again
M: La prima volta che ho sentito questo pezzo sono impazzita, non per quanto fosse bello (nonostante mi piaccia molto), ma perché ero convinta che Dua avesse campionato un altro brano di cui non riuscivo a trovare il titolo. Dopo estenuanti ricerche ho trovato la risposta ai miei dubbi e finalmente mi sono sentita in pace. Effettivamente per la realizzazione di Love Again Dua ha campionato Your Woman di White Town, hit inglese degli anni ‘90.
Break My Heart
M: Questo pezzo invece campiona Need You Tonight degli INXS ed è letteralmente stepitoso. Il basso mi fa sognare e da questo pezzo traspare esattamente la forza di Dua. Con un tono disperato, che sembra pregustare la fine imminente di questa love story, l’artista racconta di quel sentimento di dipendenza che ogni tanto proviamo quando sopraggiunge la cosiddetta infatuazione, che ci fa mettere l’altro su un piedistallo, concedendogli un potere che non dovrebbe avere nei nostri confronti.
Good In Bed
P: mi ricorda qualcosa di Lily Allen e di qualcun altro che non riesco a capire e per questo mi sto disperandooo
M: può essere Fuck You in qualche frangente? Secondo me è la base ritmata che ci dà questa impressione
Boys Will Be Boys
M: Qui il contenuto fa da padrone e il testo del brano diventa protagonista, sopra ogni altra cosa. Un testo forte e dai toni sociali, che chiude un album da un sapore completamente diverso e adatto ad una serata in un club, piuttosto che a delle riflessioni così sentite.
Ad ogni modo, ci è piaciuta anche questa.
Ps: mettere Dua Lipa sotto la doccia è diventato un must
M: Eh mi devo proprio comprare la cassa da mettere in doccia. P: Già che ci sei comprane una anche per me.
M: In conclusione posso dire che Dua Lipa è riuscita nell’intento di far convergere più epoche in un unico album, che in realtà non appartiene a nessun tempo. Concetto che, a parer mio, è riassunto alla perfezione dal titolo di questo progetto Future Nostalgia.
P: Che tra l’altro è un ossimoro degno dei migliori viaggi mentali (da fare sotto la doccia ascoltando questo album. Direi che tutto torna).
PS: Questa recensione è risultata più seria di quanto avessi immaginato.
PETRA NARDELLI – Petra è una degustatrice seriale della cioccolata, un’amante della natura e una fan accanita di tutti gli animali. Portatela in mezzo al verde per una giornata e vi ringrazierà con un enorme sorriso. Fino a qualche anno fa lo sport era la sua unica passione, poi, crescendo, ha scoperto che esistono molte altre cose. Da poco ha dato vita a una newsletter in cui racconta i suoi pensieri più folli e così ha riscoperto anche la scrittura, alla faccia della sua prof di italiano che nei temi le dava sempre un 6 tirato.
MIRIAM GANGEMI – Overthinker di professione, adora i pistacchi e il gelato alla noce. Nata tra le onde sicule ma cresciuta in mezzo ai monti del Trentino, amante della fotografia e della musica. Pogare ai concerti la diverte tantissimo. Unisce tutte le sue passioni attraverso la scrittura e si è da poco imbarcata nella stesura della sua autobiografia.
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